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ACAB

Il film ACAB racconta le vicende dei tre commessi (Cobra, Negro e Mazinga) che hanno più di 40 anni e lavorano come commessi alla Coop di Roma nel quartiere Alessandrino. Il film, il cui titolo è l’acronimo italianizzato di All Coop are Bastards (tutti le Coop sono bastarde) racconta la storia di questo gruppo di commessi nel reparto frutta e verdura, il reparto più caro in assoluto. I tre si ribelleranno ai prezzi troppo alti della frutta e delle verdura, mettendo in atto una rivoluzione personale che farà capire ai dirigenti che una famiglia normale non può permettersi di pagare le banane a 2,00 euro al chilo, quando i fruttaroli le vendono alla metà del prezzo. Per non parlare poi delle mele, tanto perfette e profumate, quanto care e preziose. In nome solo di una qualità che pare sia inesistente. Ottima la prova di Pierfrancesco Favino che prende a manganellate un’anguria dalla scorza troppo dura. Commovente il cameo di Massimo Boldi nella parte dell’anguria.
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PAROLE STRANE utilizzate nel fatato mondo del cinema

Macchina da presa (mdp): la mdp è la macchina da presa, ovvero la telecamera. Nel mondo del cinema viene chiamata macchina da presa perché fa più figo. Se usate la parola telecamera tutti vi guarderanno dall’alto in basso e parleranno male di voi alle vostre spalle.

Voce fuori campo (fc): nei film ambientati nelle campagna, la voce fuori campo è quella che arriva dalla casa del contadino. Esempio: il contadino Lorenzo zappa la terra, in fuori campo la moglie Clara lo chiama dalla cucina dell’abitazione poco distante.

 

CLARA (fc)

Lorenzo vieni a casa, tuo figlio ha ingoiato il gatto!

LORENZO

Merda, di nuovo?

 

INQUADRATURE

Soggettiva: in pratica è quando la mdp film la scena dal punto di vista di uno dei protagonisti della scena. Tipo che se si mette davanti ad uno specchio si vede tutta la troupe del film. Per questo non li usano mai.

Finta soggettiva: in pratica è quando la mdp filma la scena dal punto di vista di uno dei protagonisti della scena. Però poi dopo un po’ l’operatore si sposta e fa vedere pure l’attore che prima era quello che stava al posto dell’operatore. Di solito si usa questo effettino nei thriller o negli horror che uno si pensa che c’è l’assassino che si avvicina alla vittima, invece è solo il cameraman che fa gli scherzi. E la vittima si salva per un po’. Ma tanto poi muore nella scena dopo. Mica scappa.

Piano a due: In pratica è quando in un’inquadratura ci stanno due persone. Magari una a destra e una a sinistra. Se c’è un adulto ed un bambino si dice piano ad uno e mezzo. (Vedi anche piano a tre, piano a quattro, piano a cinque etc.etc.)

Pianoforte: Il pianoforte è detto quando nella scena appare anche uno strumento musicale formato da tasselli bianchi intervallati da tasselli neri. Questi tasselli, se pressati emettono un suono, ad ogni tassello corrisponde una nota musicale. Oltre al pianoforte c’è anche il pianoforte a coda che però necessita di più profondità di campo. Ps: Il film Amadeus di Milos Forman era pieno di pianoforti.


Primo piano: Il primo piano è quando la capoccia dell’attore prende tutta l’inquadratura, dalla cima dei capelli fino al collo mozzato.

Primissimo piano: Il primissimo piano è quando al cinema vedete il faccione dell’attore che riempie lo schermo, così da poterne notare i difetti e i brufoli. Hanno fatto scuola i primissimi piani di Sergio Leone, tipo quando riprendeva solo gli occhi o le frocie del naso o le sopracciglia sudate.

Dettaglio: il dettaglio è come il primissimo piano, solo che è riferito agli oggetti. Ad esempio: il primissimo piano di un pene si chiamerà dettaglio nel caso si tratti di un fallo di gomma. Semplice e funzionale.

Totale: il totale, come dice la parola stessa, è l’inquadratura totale che riprende la totalità della scena. Quindi un bel panorama in totale ci farà notare montagne, sole e prati verdi. Pure se inquadrate il mare. Fare un totale esterno è rischioso e non è cosa semplice perché magari sul set si gira la scena, si dice: “Buona!” e poi si va in sala montaggio e si nota che c’è sempre qualche stupido in lontananza sulla collina che fa ciaociao con la mano. E quando ciò avviene, il reparto regia viene inculato a sangue dalla produzione che ha buttato soldi per girare la scena.

Piano americano: il piano americano, oltre ad essere un piano fallimentare per la conquista del pianeta terra, sta a significare quel tipo di inquadratura che riprende l’attore fino alla cintola dei pantaloni (sempre che abbia i pantaloni, speriamo tutti di sì). Il piano americano era chiamato piano americano perché nei film western si dovevano vedere le marche delle pistole dei pistoleri che avevano le pistole e che cacciavano la pistola dal fodero. Sapete come sono certi americani no? Senza pistole non si divertono. Però non è che ogni volta che c’è un piano americano ci devono essere le pistole. Pure Marcellino pane e vino è zeppo di piani americani ma mica si prendono a revolverate ogni tre per due! Anche se sarebbe stata bella una scena di Marcellino che in chiesa gioca al Far West con Gesù.


MARCELLINO

Fermo o sparo!

GESU’

Finiscimi

 

Carrello: il carrello è un binario dove ci si piazza la mdp così da far avanzare la ripresa a seconda di come si vuol girare della scena. Sopra questo binario viene messo una sorta di cavalletto con sopra la mdp. Una volta saliti sul mezzo, si deve obliterare il biglietto altrimenti il controllore può farvi multe salate ed è inutile che ci si nasconde nei bagni, tanto quello vi aspetta fuori. Nei vagoni è vietato fumare e per dormire ci sono dei comodi vagoni letto. Non si possono vendere bibite e cibo a bordo, può farlo solo il personale autorizzato. Ci sono vari tipi di carrelli: il carrello in avvicinamento, il carrello laterale, il carrello circolare e il carrello della spesa, usato da Gian Luc Godard per girare gli esterni di Fino all’ultimo respiro. Ps: L’operatore venne pagato con la monetina utilizzata per staccare il carrello dagli altri. Quando tornò a casa la sua compagna lo guardò con compassione. Gli diede un bacio sulla guancia e andò verso la camera da letto con passo lento e capo chino.

Scavallamento di campo: Lo scavallamento di campo è una cosa che non ho mai capito cosa sia. Io proprio non la sono mai riuscita a capire.

Scavallamento di cosce: Lo scavallamanto di cosce è stato inventato da Sharon Stone in Basic Instinct nella scena dell’interrogatorio, dove la Stone scavalla le cosce e fa vedere le mutandine trasparenti.

 

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Il profeta

Dramma concitato sull’incomunicabilità della coppia moderna. La preparazione di una semplice insalata, diviene causa di guerriglia nelle borgate di Roma: Laura vuole aggiungere dei pezzi di caciotta affumicata, ma il suo ragazzo insiste affinché ci metta del formaggio greco a cubetti.

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Giallo d’Argento

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Bene, finalmente ho visto il NUOVO CAPOLAVORO di Dario Argento “Giallo”. Vorrei stendere un velo pietoso, ma non lo farò visto che amo, ammiro e stiro il maestro del brivido a tal punto da ritenere “Il cartaio” un bel film. Ma quest’ultima fatica proprio non riesco a considerarla. Mi dispiace, è un po’ il crollo di un mito, una delusione troppo grande per me che ho sempre difeso a spada tratta il regista, perdendo così il saluto e la stima di alcuni amici. Il protagonista Adrian Brody per l’intero film ha solo due espressioni ed una sigaretta in mano (anche in obitorio e mentre fa l’amore), ma il fatto grave è che questo ha fatto “Il Pianista” ed altri filmoni della madonna ma vedendo “Giallo” sembrava che pensasse in continuazione: “Ma io qui, in questo film, che cazzo ci sto a fare? Ma cosa ci sto facendo qui? Chi è questa gente attorno a me? Quando finisce questa giornata? Ma quando me pagano questi? Ma soprattutto: me pagano?”. Poi la storia lasciamo stare che come direbbe Mario Brega: “me pijano li brividi, me pijano”.

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Un coccolone di spavento però ad una scena ti arriva, ma è un coccolone di 8 secondi su 88 minuti di film, e poi si limita ad essere un coccolone in stile “Buh!” come quegli scherzi stupidini che fai da piccino, che ti prendi il coccolone, ridi ma poi però finisce subito.

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Eppure “Do You Like Hitchcock” mica mi era dispiaciuto affatto! Con Elio Germano che la gente ancora non sapeva che era Elio Germano. Ho pensato “Daje che il maestro s’è un po’ ripijato!” poi è arrivata “La Terza Madre” e dici vabbè, è ricaduto e misà che s’è fatto pure male. Insomma, in attesa del suo “Dracula in 3D” che di sicuro andrò a vedermi al cinema se non finirà il mondo prima, concludo con una battuta facile, ma che si abbina sempre bene in questi casi: perché Dario Argento ha fatto questo film? Questo è un vero Giallo.

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